Brienza: «Mi manca il campo, sono affezionato al Bari e ho nel cuore l’affetto dei tifosi. Vivarini mi ha chiesto di giocare…»

Le dichiarazioni su Radiobari del Brand Ambassador e Coordinatore dell’Area Scouting biancorosso


Dopo una vita trascorsa sul terreno di gioco, da qualche settimana ha smesso gli abiti da calciatore per indossare quelli da dirigente.

Franco Brienza è intervenuto stamattina sulle frequenze di Radiobari e ha raccontato la sua nuova vita: «Sto vivendo bene questa nuova bellissima esperienza da vivere a 360 gradi con la voglia di imparare le nuove dinamiche. Ho smesso da poco ed ho ancora inevitabilmente la testa da calciatore, ma sto dando il massimo come sempre in questa avventura totalmente diversa. Vivarini, tra il serio e il faceto, mi ha addirittura chiesto se volessi tornare in campo, ma ormai non potevo più tornare indietro e sono vecchio. Mi sarebbe piaciuto lavorare con lui, perché ha idee di gioco e penso che gli avrei potuto dare una mano con le mie caratteristiche. Sono contento per i ragazzi che ci sono e che potranno imparare molto da una persona così capace».

Alla domanda di cosa senta maggiormente nostalgia del calcio giocato, il Brand Ambassador e Coordinatore dell’Area Scouting biancorosso non ha avuto dubbi: «Dopo 25 anni di vita sul campo, è normale che mi manchi la quotidianità, lo spogliatoio e la partita. E’ difficile dire basta e in verità, nella mia testa c’era ancora la volontà di giocare, ma arriva per tutti il momento in cui c’è bisogno di fare un passo indietro».

Quanto al vecchio tecnico e al cambio in corso d’opera sulla panchina barese, il 40enne ha preferito non alimentare sterili polemiche: «Cornacchini aveva il compito di vincere il campionato scorso e c’è riuscito e per questo va ringraziato. Con lui ho avuto un buon rapporto come con tutti gli allenatori che ho avuto in carriera. Non credo che abbia inciso solo lui nelle valutazioni e nelle scelte fatte dalla società e che poi mi hanno portato al ritiro. Quest’anno il Bari è partito con il proposito di fare bene ed è una legge del calcio che, se le cose non vanno bene e i risultati non arrivino, a pagare sia l’allenatore. C’è stata ora la svolta con l’inizio di un nuovo percorso, ma a mister Vivarini va dato del tempo perché ha cominciato a lavorare con la squadra da pochissimo. Ha il compito innanzitutto di dare al gruppo una precisa identità per raggiungere traguardi importanti. Già qualche concetto si è visto e in due gare ha raccolto 4 punti che rappresentano comunque un buon punto di partenza».

Cosa si sente di dire ai tifosi? «Chiedo di sostenere la loro squadra del cuore come hanno sempre fatto – ha prontamente chiosato il brianzolo – non sono nato a Bari, ma mi sono affezionato tantissimo a questi colori. Sono tranquillo, perché dopo tanti anni c’è una proprietà che dimostra solidità e che con i fatti fa intendere le proprie intenzioni. I risultati si raggiungono con il tempo e con il lavoro».

Sul suo eventuale futuro da allenatore, l’ex numero 10 dei galletti è apparso indeciso: «A dire il vero, non ci ho mai pensato. Farò certamente il corso da allenatore anche per capire se questa carriera mi possa piacere. Cosa consiglio ai giovani? Di divertirsi sognando di arrivare in alto».

Brienza ha infine raccontato cosa gli sia rimasto di positivo e di negativo dei tre anni da calciatore del Bari: «Il momento peggiore è stato sicuramente l’infortunio al ginocchio. E’ stato un momento brutto per me e mi ha segnato molto perché è arrivato proprio quando mi sentivo molto bene e mi divertivo moltissimo. La cosa più bella è stata invece il riuscire a ricevere in soli tre anni dai tifosi tanto affetto che mi è rimasto nel cuore. Qualcosa ho evidentemente dato in campo».






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E' il Direttore Responsabile della Testata. Giornalista Pubblicista dal 2002 e tifoso da sempre "unicamente" del Bari. Citazione preferita: "Chi non si aspetta l'inaspettato, non scoprirà la verità" [Eraclito].

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