Venezia, la bella e Serenissima. Una delle città più affascinanti d’Italia ed anche patrimonio UNESCO, dotata di uno stadio – il ‘Pierluigi Penzo’ – tra in più antichi d’Italia (è sorto nel 1913). Ma che nei cuori dei tifosi del Bari conserva ancora dei ricordi fortemente negativi. Qui in laguna si sono scritti alcuni dei capitoli più tristi della storia recente del club biancorosso. ‘Morte a Venezia’, almeno da queste parti, non è solo il famoso romanzo breve di Thomas Mann. Ma anche uno stato d’animo.
IL 1999 TRA IL SOGNO UEFA E LA RINUNCIA ALL’INTERTOTO – Torniamo indietro nel tempo di 19 anni. Il 24 gennaio 1999 il Bari è una delle realtà più belle del calcio italiano, con velleità di qualificazione per una coppa europea. La formazione allora allenata da Eugenio Fascetti aveva appena battuto la Sampdoria ed era al settimo posto in classifica: oggi come allora voleva dire un posto in Coppa Uefa e, soprattutto, insediare i quartieri alti solitamente occupati dai club di maggior blasone calcistico. E l’avversario di quella giornata, il Venezia di Novellino, era si reduce da un bel pareggio interno contro la Juventus, ma stava anche cercando faticosamente di rimettersi in corsa per la salvezza. Dopo soli 9′ i lagunari si portano in vantaggio con Maniero, ma al 54′ è De Rosa a pareggiare i conti per il Bari. E quando il pareggio pare ormai cosa fatta ecco che arriva la rete di Tuta: il Venezia vince 2-1 ma nessun compagno abbraccia l’attaccante. Mistero. Scoppia il putiferio nel tunnel che porta negli spogliatoi e si apre un’inchiesta. “Mi avevano detto di non segnare” afferma il brasiliano, che poi non giocherà più una partita in Italia. I club dei presidenti Matarrese e Zamparini rischiano, poi il caso viene archiviato. Il Bari, da lì in poi, crollerà vertiginosamente ma riuscirà a chiudere il campionato al 10° posto. C’è la rinuncia all’Intertoto: per accedervi si sarebbe dovuto effettuare uno spareggio proprio contro gli arancioneroverdi. Entrambe le società declinano l’invito.
IL 2004 E LA RETROCESSIONE IN C1 SUL CAMPO – Il successivo episodio è sicuramente quello che fa più male. Al pari della retrocessione del 1983 questa è forse una delle pagine più nere del Bari nell’era Matarrese. Nel 2003/04 i galletti lottano affannosamente per non retrocedere in Serie C1. Dopo il 10° posto dell’anno precedente non sono state apportate migliorie all’organico e Tardelli, dopo un pessimo avvio, viene rimpiazzato da Pillon. Col passare delle giornate la squadra non riesce a decollare e, nel frattempo, viene messo fuori squadra Spinesi, attaccante che fino a metà stagione aveva messo a segno gol importanti. Fatale per la condanna allo spareggio la sconfitta interna contro il Catania. L’avversario dei playout, manco a farlo a posta, è il Venezia quint’ultimo. Il Bari vince 1-0 lo scontro dell’andata, ma il ritorno al ‘Penzo’ è tragico. I galletti perdono per espulsione Markic e Bruno, centrano il palo e prima al 50′ e poi al 94′ subiscono le reti di Brellier e Biancolino. Il che vuol dire 2-0 e mesto ritorno sul campo, dopo vent’anni, in Serie C1. Era il 19 giugno 2004. Una data che nessun tifoso ha mai dimenticato, un boccone amaro mai digerito per davvero. Il successivo ripescaggio in B in seguito ai fallimenti di Napoli ed Ancona non basterà per rimarginare del tutto la ferita.
Venezia trasferta che scotta, dunque. Anche per questo motivo il compito che spetterà a Grosso e squadra sabato prossimo sarà arduo. Bisogna venirne a capo: un risultato positivo, nonché un vero e proprio ‘schiaffo’ alla storia recente, potrebbe cambiare qualcosa…
Lascia un commento