

Aveva ragione lui quando sabato scorso ha dichiarato che, a prescindere da chi fosse sceso in campo contro l’Empoli, il risultato non sarebbe cambiato. Fabio Grosso sembra essere entrato in un vicolo cieco. In effetti, anche a Venezia i galletti hanno offerto una prestazione imbarazzante eppure i protagonisti in campo non erano esattamente gli stessi che avevano fatto malissimo al cospetto di Caputo e compagni. Lo stesso dicasi del modulo, tornato in Veneto al classico e consolidato 4-3-3. E allora, se i mali del Bari non dipendono dagli uomini e da come vengono disposti sul terreno di gioco, dove si annida il problema?
I galletti stanno vivendo un’autentica crisi d’identità. La squadra sembra non avere più certezze, troppo insicura in difesa (nonostante la stessa sia stata praticamente rifondata in sede di mercato) e palesemente inoffensiva in attacco. Anche contro i lagunari il reparto arretrato è sembrato disarmante. In questo momento chiunque si avvicini a Micai con un minimo di velocità e determinazione, arriva in porta senza alcuna difficoltà. Se poi si pensa che i biancorossi abbiano realizzato finora lo stesso numero di reti (35) della Ternana ultima in classifica e che nelle ultime 5 gare siano riusciti a fare centro solo grazie ad un’autorete di Suagher del Cesena e ad una prodezza personale dalla distanza di Sabelli, il quadro è completo.
Il tecnico non riesce più a trovare il bandolo della matassa e viene da chiedersi se il gruppo lo stia seguendo come dovrebbe. Certo, al “Penzo” si è vista nella ripresa un minimo di reazione, ma i padroni di casa hanno giocato l’ultima mezz’ora in dieci uomini per l’espulsione di Litteri e senza particolari assilli potendo contare su un largo vantaggio conseguito nei primi 45 minuti. Il Bari non riesce più neanche a mettere un proprio uomo davanti alla porta e chi ha ambizioni di giocare almeno i playoff non può permetterselo. Di sicuro ad inizio stagione la società avrà messo in conto che si sarebbe dovuto pagare inevitabilmente lo scotto dell’inesperienza del mister e adesso fa bene a credere ancora in lui. Soprattutto a pochi giorni dalla chiusura della campagna di rafforzamento. Avrebbe avuto un senso puntare su un altro a fine dicembre, in modo da programmare per tempo la seconda parte della stagione. Ma fino a che punto i galletti dovranno sprofondare prima che si prendano delle contromisure?
Qual è il vero Bari? Quello spumeggiante capace di fare del “San Nicola” un autentico fortino e arrivare adirittura in testa alla classifica o quello che affonda sotto i colpi di Palermo, Empoli e Venezia? Né l’uno, né l’altro. La squadra può puntare al momento solo ai playoff e dovrà sudarseli. A patto di non sperperare più punti, di entrare in campo con la giusta determinazione e con la fame di fare risultato.
I tifosi? Cosa dire a quei 650 irriducibili che hanno percorso in questo fine settimana più di 1.600 km tra andata e ritorno, cambiando mezzo di trasporto più volte (aereo, auto, bus, vaporetto) per assistere ad un autentico scempio? Che, come al solito, i veri eroi sono loro. Che purtroppo ci sarà ancora molto da soffrire, ma che bisognerà crederci fino in fondo. Il campionato è ancora lungo e tutto è possibile. Certo, se queste sono le premesse…
Lascia un commento