Mariano Donda a BNP: “Bari, ti seguo ancora e credo nella A. Conte un vincente nato, Ventura mi lasciò solo”

La nostra intervista fiume al giocatore argentino. Legami col passato sono ancora solidi: "Rivas abita vicino casa, e Gazzi..."


Lui la Serie A con il Bari non l’ha mai vissuta, ma le emozioni che il biancorosso gli ha trasmesso sono forti. Oggi come allora. Mariano Martin Donda è ora in argentina ed ha indossato la maglia biancorossa dal 2007 al 2009 collezionando 55 presenze e 3 reti. Lo volle fortemente Beppe Materazzi e, da oggetto misterioso, si trasformò prima in una rivelazione e poi in un idolo per i tifosi del galletto. A quasi 9 anni dalla sua ultima partita col Bari, la nostra redazione ha avuto il piacere di risentirlo. Tanti gli argomenti trattati.

Buon pomeriggio signor Donda. I tifosi del Bari hanno di lei ottimi ricordi, ma di cosa si occupa attualmente?
“In Argentina ora lavoro su vari progetti dedicati al mondo dello sport, in particolar modo a quello del calcio. Tuttavia non manca mai la possibilità di informarmi sempre del Bari. Da 4 anni, per il resto, il mio ginocchio ha detto ‘basta’. Ma in qualche modo mi sento pronto per rimettermi in corsa”.

Come si concretizzò il suo approdo al Bari? Era l’estate del 2007…
“Ricordo ancora quel momento. Stavo giocando a carte con dei miei amici, poi tutta ad un tratto arrivò la telefonata di Beppe Materazzi. Mi voleva nel Bari, ho rinunciato ad altre proposte. Certo, quando arrivai la situazione era particolare, ma giocare in Italia per me aveva un certo significato. All’inizio ambientarmi in città è stata dura, non conoscevo nessuno e non sapevo l’italiano. Poi mi sono liberato e sono andato ‘in guerra’. Ho imparato tante cose, soprattutto con Conte in panchina. Davvero un vincente nato”.

Ce lo racconti, allora.
“Qui capii subito che dovevo imparare molte cose. Ripeto, è un vincente, bada a molti dettagli e guarda molti aspetti. Per giocare devi sempre essere concentrato, guai ad abbassare la guardia. La promozione in Serie A è stata indimenticabile, ricordo ancora il bagno di folla in piazza ed i sessantamila della sfida contro l’Empoli. Scene che rimarranno nel cuore dei tifosi biancorossi per sempre”.

E del Bari attuale cosa ne pensa?
“Seguo la squadra, vedo le sintesi delle partite quando possibile. Ma le partite è meglio sempre vederle allo stadio! Detto ciò la Serie B è tosta da giocare, raggiungere la promozione sarebbe un traguardo troppo importante per tutti. Vi auguro di raggiungerlo. Domani col parma sarà una bella partita e contro una formazione titolata. Ben vengano certe emozioni, fanno crescere e maturare chi va in campo. Speriamo di portare a casa i tre punti”.

Che effetto le fa vedere Caputo capocannoniere in B? E chi sembra maggiormente favorito per il salto in A?
“Le squadre che sono in alto hanno tutte le stesse possibilità e le stesse ambizioni. E’ difficile fare pronostici. Dall’Argentina viene ancora più difficile. Quanto a Caputo, posso dire che ai miei tempi aveva movimenti importanti e vedo in lui un futuro molto importante. Una crescita continua. Il titolo di cannoniere è più che meritato”.

Si sente ancora con qualche ex compagno di squadra? E Rivas, argentino come lei?
“Sento spesso Gazzi, ho un rapporto particolare con lui. Abbiamo fatto spesso il ritiro in stanza, siamo stati compagni. Rivas, invece, abita poco distante da casa mia. Non saprei dire cosa ‘poi sia successo, non ero presente. Ho letto quanto accaduto sui giornali ma non spetta a me esprimere giudizi”.

Con Ventura, invece, che tipo di rapporto ci fu?
“Di Ventura non posso parlare, non mi ha allenato per tanto tempo. Venivo da un infortunio, posso tuttavia dire che avrei avuto bisogno in quel momento di un tecnico più umano. Forse aveva la ‘pancia piena’ perchè in quel campionato di A la squadra andava molto bene. Non mi fu data una mano per continuare a crescere e favorire il mio recupero. Cosi per rimettermi in sesto finii in Argentina. Ci fu delusione da parte mia. Da lui ho imparato cosa non va fatto dentro uno spogliatoio. Comunque, la mancata qualificazione della Nazionale Italiana ai mondiali non dipende da un solo anno di lavoro, bensì dall’assenza di un progetto serio. Cosi non si riesce a formare un gruppo tosto ed i risultati si vedono. Ognuno deve sapere cosa fare in campo”.

La partita o i momenti più belli e quelli più brutti della sua avventura a Bari?
“Ci sono tre partite bellissime e che porterò nel cuore. La prima coincide col mio primo gol con la maglia del Bari. Mi riferisco alla sfida in Coppa Italian contro l’Albinoleffe e malgrado lo stadio vuoto. Poi contro il Modena, mi sentivo un bambino. Infine la sfida contro l’Empoli. Quella più brutta nello specifico, invece, non c’è. Però il fatto di non aver giocato in Serie A mi ha pesato. Ho visto un muro presentarsi davanti a me, anche al netto dell’infortunio che avevo subito. E’ stato un dolore molto grande. Venne anche rescisso il contratto proprio quando ero vicino al rientro. Mi sentii abbandonato in quello che poteva essere il mio quarto anno in biancorosso”.

Un saluto, infine, ai tifosi del Bari.
“Faccio un grosso in bocca al lupo per la partita di domani, li abbraccio forte. Avrò sempre dei ricordi bellissimi della città. Mando a tutti un abbraccio grande e…forza Bari!”.






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Collaboratore ed aspirante Pubblicista. Si occupa di qualsiasi argomento attinente al calcio di Bari e Provincia

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