Cronaca di una morte annunciata: il Lunedì Nero della storia del Bari

Gestioni scellerate e mezze verità negli ultimi 4 anni alla base del crack. Ora si riparta, ma con dignità


Incredibile ma vero. Poteva succedere, è successo. E magari era solo questione di tempo. Ora è realtà: il Bari Calcio è fallito. Senza piloti, per davvero. E la FC Bari 1908 – costituita soltanto 4 anni fa – rimarrà una creatura neonata dalla morte precoce. Non era mai successo in oltre 110 anni di storia.

Il primo responsabile ha un nome ed un cognome: Cosmo Antonio Giancaspro. Dalla scarsa comunicazione, passando per l’arroganza e finendo con svariati punti di domanda mai del tutto chiariti. Debiti, decreti ingiuntivi. Chi più ne ha più ne metta. Doveva traghettare il Bari in acque migliori, doveva provare a dare un’accelerata anche alla questione stadio. Nulla di tutto questo, mai una vera ventata di credibilità. Ha illuso i tifosi, esattamente come il suo predecessore. Perché considerare Gianluca Paparesta immune da colpe sarebbe un errore: in fondo fu lui – a dicembre 2015 e per scongiurare il peggio già da allora da un punto di vista economico – che gli permise di entrare nel club biancorosso. Un errore, evidentemente, marchiano. Degli altri commessi da parte sua per il resto se ne è parlato in abbondanza ed è inutile tornarci ancora.

Inesperienza, incompetenza, superficialità e fretta. Questi, per entrambi, i quattro peccati originali di mala gestione. Difficile, se non impossibile, pensare di poter avvicinare in questo modo investitori. Troppo alta la massa debitoria: 18 milioni in soli 4 anni sono insostenibili, anche se dalla tua hai il blasone. Di questo la recente storia del calcio italiano è piena di esempi. Napoli e Radrizzani ci hanno provato in una vera e propria corsa contro il tempo. Idem hanno provato a fare altri, sempre e comunque con modesti risultati. Il cuore talvolta non basta, nemmeno se ad esortarti sono Tovalieri, Kutuzov o Legrottaglie.

Ed il demerito è proprio di tutti, nessuno escluso. Piazza dormiente ed istituzioni. Quando si sottovaluta la portata o la potenzialità di un male, succede spesso che il virus si diffonda a macchia d’olio e, quando si percepisce il baratro, sia ormai troppo tardi per porvi rimedio. Così il Bari. Una situazione drammatica sotto tutti i punti di vista e tenuta nascosta anche in nome di quella salvezza che sarebbe stata la Serie A. Per non destabilizzare l’ambiente, si diceva. E invece il bubbone è scoppiato. Cosi come i cuori ed i fegati dei tifosi. E’ la Grande Depressione biancorossa, il Lunedi Nero e più triste della storia del Bari.

Bisognerà ripartire, più forti di prima. Adesso i marinai in tempesta siamo noi. Presso quali lidi approderemo ancora non si sa: Serie C, Serie D o chissà cos’altro. Si sono rialzati in tanti, possiamo farcela anche noi. Si dice: puoi finire come Parma, Napoli e Fiorentina, ma puoi anche fare la fine di Taranto, Ancona e Messina. In realtà ci sarebbero persino realtà come Spezia, Perugia, Salernitana e Venezia che dopo botte così sono riuscite a recuperare – se non migliorare – le categorie che loro più competono. Clamoroso, poi, a Ferrara: la Spal ha rivisto la A dopo mezzo secolo.

A proposito: il club estense rilevò il titolo della Giacomense, ma questa è un’altra storia. Di cui a Bari quasi nessuno vuol sentir parlare. L’importante, comunque vada, sarà ricominciare con dignità. E puliti, una volta per tutte. A presto galletto. 






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Collaboratore ed aspirante Pubblicista. Si occupa di qualsiasi argomento attinente al calcio di Bari e Provincia

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