BARI – Alla vigilia del match interno che il Bari disputerà contro la Paganese, in programma domani alle ore 17:30, Massimo Carrera ha incontrato oggi virtualmente i giornalisti per la consueta analisi pre partita. Nella solita videoconferenza stampa trasmessa sui propri canali ufficiali dal club dalla sala “Gianluca Guido” dello stadio “San Nicola”, queste sono state le prime parole pronunciate dall’allenatore del Bari: «La partita contro la Paganese è importante, siamo concentrati e sappiamo quello che dobbiamo fare. Bisogna vincere la gara per riacquistare fiducia e per proseguire il nostro percorso lavorando con tranquillità e serenità. Dobbiamo andare in campo per dare il massimo e fare più punti possibili. In settimana abbiamo provato diverse alternative tattiche e abbia lavorato bene. Non resta che applicare in campo tutto quello che stiamo provando in allenamento. Io sono carico e cercherò di trasferire questa mia voglia di fare alla squadra. Dobbiamo e possiamo farlo perché ne abbiamo tutte le qualità. Non era un eroe prima e non sono un “nessuno” oggi. Sono semplicemente un allenatore che cerca di fare il proprio lavoro per mettere in condizione i giocatori di dare il 100%».
Il mister dei biancorossi è entrato un po’ più nel merito sviscerando i reali problemi della sua squadra in questo momento: «Vedo tanti errori da parte dei singoli giocatori, frutto di superficialità e disattenzione. Credo che basti poco per cambiare questa situazione ed è normale che ci sia poca serenità. Non siamo tranquilli e al primo errore ci puniscono, però dobbiamo continuare a lavorare, ad andare in campo con la mente sgombra da qualsiasi paura, giocare a calcio e fare quello che sappiamo. Dobbiamo centrare l’obiettivo di arrivare secondi in classifica, posizione che ti permette di giocare in modo più tranquillo i play-off. Dobbiamo pensare che siamo una buona squadra e che possiamo giocarcela contro tutti. Fino ad ora nessuna squadra ci ha messo sotto e le sconfitte sono arrivate più per demeriti nostri che per merito degli altri».
Quanto alla scelta societaria di effettuare il ritiro: «Quando si vivono periodi particolari, di solito si va in ritiro ma voglio precisare che questa non è stata assolutamente una misura punitiva. Anche i giocatori più esperti sono molto carichi e propositivi, fanno gruppo con gli altri giocatori. Ci sta servendo per ritrovare compattezza, chiarirci le idee e confrontarci. Stiamo avendo l’opportunità di stare insieme e di visionare dei video per imparare da noi stessi. Sarebbe gravissimo se in campo commettessimo ancora gli stessi errori del passato. Sappiamo in cosa si è sbagliato in quelle partite che abbiamo perso contro delle squadre che sulla carta ci erano inferiori e non dobbiamo ripetere certe cose. Sbagliando si impara…».
Il discorso si è quindi spostato come prevedibile sulle scelte tattiche: «Se impiegherò Antenucci ancora in un ruolo meno offensivo? So quello che può dare Mirco nella sua posizione naturale e in questo momento stiamo lavorando per trovare quelle che possa essere le soluzioni migliori e per consentire alla squadra di tirare fuori il meglio di sé. Marras? Non ho ancora parlato con lo staff medico per sapere come stia. Ieri avevo ancora un problema al polpaccio per una botta rimediata domenica scorsa a Catanzaro. Oggi valuteremo le sue condizioni. Se lo vedo bene come esterno in un 3-5-2? Secondo me può risultare più utile e rendere maggiormente in una posizione più offensiva, come esterno alto. Se gli chiedessi di coprire tutta la fascia, spenderebbe tante energie. Oggi farò le mie valutazioni durante la rifinitura e deciderò come affrontare l’impegno di domani».
Cianci ed Antenucci sembrano aver perso ultimamente la via del gol, ma il tecnico non si scoraggia: «Gli attaccanti vivono di questo. Ci sono periodi in cui l’attaccante tocca mezza palla e fa gol e periodi in cui ha anche tre-quattro occasioni e non va a segno. A volte ci vuole anche “un pizzico di fortuna”. Nelle ultime gare sia Pietro che Mirco hanno avuto le loro opportunità e per un motivo o per l’altro non sono riusciti a fare gol. Le occasioni le abbiamo però create, sebbene talvolta la squadra non riesca sempre a far arrivare dei palloni giocabili che possano essere giusti per quelle che sono le loro caratteristiche. Ci stiamo lavorando, ma questo è un discorso che non riguarda solo i terminali offensivi. Anche gli esterni devono attaccare maggiormente l’area. A Catanzaro ad esempio non abbia fatto una grande partita, ma le nostre occasioni le abbiamo avute e abbiamo sofferto pochissimo, finendo per prendere due gol evitabilissimi causati da nostri errori».
A chi gli ha chiesto se si fosse aspettato così tante difficoltà quando ha accettato questa piazza, il 56enne di Pozzuolo Martesana non si è scomposto. «Se sono stato chiamato a sostituire Autieri – ha spiegato – vuol dicre evidentemente che ci fossero dei problemi. Certe cose però fanno parte del calcio e mi sono capitate anche altre volte. Come ridare entusiasmo ad una squadra che sembrava aver trovato la via giusta col mio arrivo? Conosco solo la strada del lavoro. Serve la voglia di lavorare con entusiasmo, senza smettere di crederci e trasmettere la positività al gruppo. Possono certamente darci una mano anche gli episodi positivi, come un mezzo tiro in porta o un rimpallo che termina in rete, che ti possano far cambiare la mentalità».
L’ex responsabile delle giovanili della Juventus se ne intende di nuove leve e a tal proposito ha messo in evidenza quanto si stia facendo in questo momento da tale punto di vista: «Mercurio si sta allenando bene ed è un giovane interessante. Credo che possa essere pronto per giocare la partita. Non dobbiamo dimenticarci che però i giovani vadano messi in campo quando sono pronti per affrontare queste situazioni e bisogna metterli in condizione di far bene. Io ho fiducia in loro e non è un problema per me farli giocare, ma bisogna andarci con i piedi di piombo e impiegarli quando la situazione è più tranquilla e ci siano tutte le condizione ideali per farli entrare senza rischiare di condannarli al primo errore mettendo loro addosso la paura di sbagliare».
Il tecnico dei galletti si è congedato con un’ultima riflessione circa il mercato degli svincolati e l’eventuale mancanza della figura di un team manager: «E’ difficile trovare degli svincolati che siano pronti per giocare nell’immediato perché non si allenano e non giocano da un anno e prima che entrino in forma ci vogliono anche due mesi. per il resto, la società mi fa sentire la sua vicinanza e il presidente questa settimana è qua con noi in ritiro. Con lui parlo e mi confronto continuamente. Anche se in questo momento può sembrare complicato, siamo tutti uniti per centrare un unico obiettivo».
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