Mignani: «Il derby è una sfida particolare, il Foggia è pericoloso e dovremo stare attenti. Zeman? E’un’icona! “San Nicola” affollato? La gente apprezza…»


BARI – Alla vigilia del derby Bari-Foggia, in programma domani alle ore 20:30 allo stadio “San Nicola”, Michele Mignani ha incontrato oggi i giornalisti per la consueta analisi pre partita. Nella solita conferenza stampa tenutasi nella sala “Gianluca Guido” dello stadio “San Nicola”, queste sono state le prime parole pronunciate dal genovese che ha spiegato le insidie del match di domani: «Affronteremo una squadra molto pericolosa, che sta bene e che ha un gioco corale molto propositivo. Sappiamo anche che hanno dei buoni tiratori da fuori area e quindi dovremo stare attenti anche a questo e dovremo essere bravi a capire come contrastarli. Ogni partita ha le sue insidie e l’entusiasmo che abbiamo noi deve essere quello giusto pur rimanendo con i piedi ben piantati per terra. Siamo partiti bene e i complimenti fanno piacere, ma questo non basta perché domani sarà un’altra partita. Un derby è sempre una sfida particolare e speciale, che incide maggiormente sul morale, anche se a livello di classifica i punti sono sempre gli stessi rispetto alle altre partite».

L’allenatore del Bari ha quindi parlato dell’allenatore avversario: «Mister Zeman è un vera icona! Un allenatore con una carriera infinita alle spalle, che ha sempre dimostrato di fare un calcio offensivo, di qualità e anche bello, ottenendo i risultati. Quando lui allenava in A io cominciavo a giocare a calcio ed è quindi un grande onore affrontarlo, portando il massimo rispetto. Noi andiamo a giocarci questa partita con il giusto entusiasmo e con tanta voglia di fare bene. Il nostro è un calcio fatto d’intensità, col quale proviamo a mettere gli attaccanti in condizione di far male all’avversario. Parliamo di due modi diversi di interpretare il calcio che si può fare sempre in tantissimi modi. Zeman dice che non dominiamo le partite? Non sempre puoi farlo perché ci sono anche gli avversari!».

Il discorso si è poi spostato su come il gruppo stia vivendo questi giorni: «Non abbiamo avuto, come loro, molto tempo per preparare la gara, ma lo stiamo facendo al meglio. Abbiamo cercato di guardare i punti forti e i punti deboli della nostro avversario e quindi cercheremo di fare delle scelte che ci portino dei vantaggi. Ogni settimana devo lavorare sulle gambe e sulla testa dei miei calciatori. Finora abbiamo fatto un buon percorso e il merito va riconosciuto ai ragazzi, sia quelli che sono stati con noi sin da subito, sia quelli che sono arrivati in corso e si sono messi subito a disposizione. Abbiamo cercato di accelerare i tempi di apprendimento e spesso ci siamo riusciti, però so che all’interno di uno spogliatoio l’entusiasmo è importante e bisogna tenerlo vivo. Ad alimentarlo ci sono i risultati ma è altrettanto importante che quell’entusiasmo resti anche quando i risultati stessi dovessero venir meno».

A chi gli ha chiesto della probabile affluenza massiccia di tifosi allo stadio, il 49enne di Genova ha così risposto: «Scendiamo in campo sempre con lo spirito giusto ed è giusto che i nostri tifosi, dopo un periodo negativo e deludente, in questo momento siano contenti e felici. Questo mi fa piacere perché vuol dire che apprezzano il lavoro che stiamo facendo, apprezzano la volontà dei ragazzi di dare sempre tutto e di provare a fare il meglio delle loro possibilità. Per noi è importante aver conquistato la gente con l’impegno, la voglia e l’atteggiamento. Se può far effetto giocare davanti a tanta gente? Alleno giocatori che hanno disputato campionati importanti e hanno avuto la possibilità di giocare in stadi pieni. Forse domani sarà la prima volta che questo gruppo di lavoro a Bari potrebbe trovare tantissimi tifosi, ma io penso che questo dia maggiore forza ed energia. Non vediamo l’ora di arrivare a domani sera e il nostro obiettivo è quello di provare con tutte le nostre forze a portare a casa la vittoria, per noi e per la gente che verrà allo stadio».

Il tecnico dei galletti si è congedato con un’ultima riflessione sulle scelte di formazione: «Il direttore ha costruito una rosa nella quale ci sono due giocatori di livello per ciascun ruolo, e in alcuni casi anche tre. Quando ognuno è stato chiamato in causa, ho sempre fatto bene. Questo è un vantaggio più che uno svantaggio. Poi deve essere l’allenatore bravo a gestire il gruppo. Il che non significa dare dei contentini, bensì distribuire sapientemente le forze. L’inserimento di Lollo a Campobasso negli ultimi minuti? Lui è un ragazzo che è stato con noi dal primo giorno di ritiro e, al di la di qualche problema fisico che ha avuto, si è sempre allenato nel gruppo. E’ cresciuto e meritava di entrare perché in quel momento avevamo bisogno di un centrocampista fresco, anche a pochi istanti dal termine. I ragazzi sanno che in campo si va solo in 11 ed io scelgo in base al tipo di partita, alle caratteristiche, a ciò che vedo in settimana. Molto spesso sbaglio, ma cerco di far giocare quelli ritengo più adatti a quella gara».






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