Antenucci: «Ci sono sempre stato! Per me è motivo d’orgoglio poter entrare con i gol nella storia del Bari. I rigori? Vi spiego…»


BARI – “Per quanto riguarda me e la squadra, questo è un buon momento“. Queste le prime parole pronunciate in conferenza stampa da Mirco Antenucci, che da qualche gara sembra essere ritornato ai vecchi splendori. «Abbiamo ottenuto 2 vittorie consecutive – ha continuato l’attaccante del Bari – ed ora bisogna continuare così. Se mi sia ritrovato? In realtà ci sono sempre stato, nei momenti difficili e meno difficili. Ho sempre messo la mia professionalità al servizio della squadra. Poi è normale che i goal possano condizionare o meno il giudizio sulle tue prestazioni. Adesso sto giocando anche con più continuità, la squadra sta ottenendo dei risultati positivi ed è quindi anche più semplice per me finalizzare. Però io ci sono sempre stato».Quanto al suo ruolo attuale di capitano: «In carriera ho indossato per due volte la fascia, a Terni e a Ferrara. E’ una responsabilità perché devi dare l’esempio agli altri e devi cercare di trascinare i tuoi compagni, a volte con una parola di sostegno, a volte anche arrabbiandosi. Il capitano rimane però Valerio e io adesso sto facendo solo le sue veci, nella speranza che torni il prima possibile. La sua assenza si sente tanto. Con lui c’è un rapporto d’amicizia speciale che ci lega. Rappresenta un simbolo per noi anche per come ha affrontato questi anni un po’ difficili a causa del fatto che i risultati non ci hanno aiutato. Tiene a questo progetto, scherza nello spogliatoio e, quando c’è da arrabbiarsi, lo fa».

I suoi 44 gol in maglia biancorossa lo fanno entrare di diritto nella storia della società pugliese: «Sicuramente mi fa piacere ed è per me motivo d’orgoglio perché c’è la possibilità di entrare, almeno statisticamente a livello di gol, nella storia di un club. Io sono venuto a Bari per un motivo ben preciso e per un obiettivo che non abbiamo ancora raggiunto. Questo per me conta di più dell’aspetto numerico. Il mio rapporto con Bari? E’ molto buono. Io e la mia famiglia ci troviamo davvero bene, poi è normale che i risultati accompagnino un po’ la nostra la nostra vita perché il calcio è uno sport talmente sociale che va ad interessare la quotidianità di tante persone».

La punta nata a Termoli ha poi spiegato quale sia l’atteggiamento secondo lui migliore che un allenatore debba instaurare con lui: «Ci vuole trasparenza nel dirsi le cose come stanno. Perlomeno con me funziona così. Sono abituato ad avere questo atteggiamento verso un allenatore e preferisco che lui faccia lo stesso con me. A volte si può essere più o meno d’accordo su diverse tematiche, però la trasparenza ti permette di sentirti coinvolto in maniera piena nel progetto che stai vivendo. E’ normale che a nessuno piace non giocare, anche al ragazzino che ha appena iniziato. Uno può starci male, però deve reagire nella maniera giusta e devve cercare di mettere in difficoltà l’allenatore. Se uno non gioca, non deve abbassare la testa o allenarsi male perché in questo modo si avvallerebbero le scelte del mister. Uno invece deve cercare di fargli cambiare idea. Il mio rapporto col mister è buonissimo, come con lo staff, e nel nostro spogliatoio c’è un buon clima, molto sereno. Penso che si veda».

Il 37enne molisano ha quindi chiarito un altro concetto importante: «Mi piacciono le responsabilità. Mi dispiace per lo sfogo che ho avuto l’anno scorso dopo la partita contro il Catanzaro, anche perché forse ha creato, non volendo, una spaccatura. Era però fatto davvero in buona fede, in un momento di difficoltà nel quale non si riusciva a raggiungere i risultati sperati. Il mister mi cita ad esempio per responsabilità? Le sue parole mi fanno piacere e mi inorgogliscono perché stanno a sottolineare il buon lavoro che faccio».

Secondo il numero #7 dei galletti, l’attenzione deve essere sempre alta: «Siamo consapevoli che ogni partita vada affrontata con aggressività e ferocia, a prescindere da chi si possa trovare davanti. La partita contro la Vibonese ha dimostrato che tutte le squadre possono metterti un po’ in difficoltà e quindi non bisogna avere cali di concentrazione, bensì essere ogni volta pronti a dare il massimo. Paponi? Gli faccio i complimenti per come ha giocato nell’ultima gara perché non era facile, dopo tante panchine, farsi trovare pronti e disputare una partita così intensa. E’ stato davvero molto bravo. Rispetto a me è più un attaccante perché a me piace stare in arena, ma piace anche agire su tutto il fronte offensivo e mettere anche una palla filtrante. Quindi abbiamo caratteristiche diverse».

L’ex Spal ha avuto modo anche di parlare del suo rapporto col “tiro dagli undici metri”: «I rigori li ho quasi sempre battuti in tutte le squadre nelle quali ho giocato. Se lo si segna, è una cosa normale, mentre se lo si sbaglia è una fregatura! L’anno scorso, dopo i 2 errori dal dischetto, non è che non avessi più il coraggio di batterli, ma semplicemente ho ritenuto che forse sarebbe stato meglio dare spazio agli altri compagni di squadra. Mi alleno tanto sui penalty, ma non è una sfida personale, bensì una sfida per la squadra. Grazie al gol che si segna, infatti, puoi portare a casa i tre punti. Da parte mia c’è la serenità e la voglia di continuare a batterli. Poi è normale che se avessi qualche difficoltà, come accaduto l’anno scorso, non avrei problemi a farmi da parte. Ma non per paura». L’ultima battuta ha riguardato la prossima sfida: «La gara contro il Latina? So che tipo di partita sia stata in passato e cosa significhi per il Bari, ma adesso siamo in un’altra stagione e per noi il Latina significa solo dover fare altri tre punti in casa».






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