

BARI – Nel post gara della partita persa per 2-1 dal Bari in casa contro il Modena, Moreno Longo ha tenuto la sua conferenza stampa per analizzare a caldo il risultato finale.
«Il Modena è stato bravo a capitalizzare al meglio le prime due volte che si è presentato nella nostra metà campo, con la nostra difesa schierata – ha esordito l’allenatore del Bari – e questo ha indirizzato la partita in un certo modo. Gli episodi hanno poi condizionato la gara. Quello del Modena è un centrocampo veramente molto dinamico e infatti il primo gol è nato dall’inserimento di un loro centrocampista. Sapevamo quanto potessero essere dinamici e abbiamo schierato Vicari che nella costruzione del gioco ti dà delle linee di passaggio importanti».
A chi gli ha detto che la sua squadra non fosse entrata praticamente in campo nei primi minuti, l’ex Como ha voluto controbattere con fermezza questa affermazione: «Non è vero! Avevamo invece approcciato anche bene e abbiamo avuto la prima occasione da gol del match con Oliveri. Queste partite sono molto equilibrate e tirate e, se vai sotto per 2-0 nei primi due episodi, diventa tutto più complicato. La squadra avrebbe potuto anche perdere la testa e la lucidità, ma ha cercato di fare comunque quello che doveva fare. Abbiamo cambiato in corso e provato anche diverse soluzioni per cercare di riprenderla e il nostro gol è stato importante perché ci ha dato l’opportunità di rientrare in campo nel secondo tempo per cercare di riaprire la partita. E’ normale che il Modena si sarebbe messo lì dietro e avrebbe fatto tanta densità e in questi casi diventa difficile trovare gli spazi giusti. Abbiamo avuto due o tre occasioni per far gol e, se non lo fai, poi diventa tutto ancora più complicato».
Il mister dei biancorossi ha poi spiegato le sue scelte: «Nella ripresa al posto di Maita è entrato Lella che ci avrebbe potuto dare un po’ di gamba ed un’intensità diversa, mentre Bonfanti l’abbiamo inserito dopo quasi un quarto d’ora perché vedevamo che in attacco ci fosse bisogno di più peso. L’abbiamo inoltre forzata con Gaston Pereiro e Bellomo, mettendo in campo tutta la qualità che avevamo a disposizione, nella speranza che loro potesse lavorare in spazi stretti e che potessero assicurarci una giocata nell’uno contro uno. Avevamo bisogno di un tiro da fuori, di un’imbucata o di una giocata qualitativa e abbiamo messo i giocatori che hanno quelle caratteristiche, ma non sono venute fuori. Peccato…».
Secondo il 49enne piemontese il suo Bari ha mostrato nella stagione in corso un problema fondamentale: «La partita precedente non conta mai, soprattutto in Serie B, perché ogni volta si riazzera tutto. Nella scorsa partita, il Palermo ha giocato molto più aperto e ha puntato anche a vincere. Uno dei problemi di quest’anno è stato sicuramente la continuità…».
La sconfitta contro gli emiliani non sembra scalfire l’ottimismo e la fiducia del torinese: «Mancano quattro partite al termine e noi ce le giocheremo al massimo. Continuerò a sostenere la squadra fino alla fine perché secondo me hanno fatto un percorso positivo. Siamo arrivati a 5 giornate dalla fine e siamo in corsa per l’ingresso ai play-off. Questo non è scontato e non è da buttar via. I ragazzi ci stanno mettendo davvero anima e corpo per centrare questo obiettivo. Tornando alla gara di oggi, non dimentichiamoci che il Modena era sin dall’inizio del torneo una seria candidata a disputare un campionato di vertice, mentre noi provenivamo da una quasi retrocessione in Serie C. Questo non bisogna dimenticarselo perché, se continuiamo a sopravvalutare questa squadra, ne rimarremo sempre delusi. Questa è una squadra che sta facendo il massimo di quello che può fare. A volte abbiamo buttato delle buone occasioni, ma alla lunga la classifica non mente mai».
Il tecnico dei galletti si è congedato con un’ultima riflessione: «Per me questo è l’anno zero, quello della ricostruzione e della ripartenza dopo una quasi retrocessione. Bisognava ritrovare un’anima, un’identità, una propria posizione e una certa solidità. Le partite non le vinci perché ti chiami Bari o perché porti 20.000 persone allo stadio. Le partite le vinci perché dietro da parte di tutti c’è un lavoro importante a 360° che ti possa portare ad alti livelli. Questo lo devi costruire mattone su mattone, centimetro dopo centimetro…».
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