

Quella tra Bari e Spal sarà in un certo senso anche la sua partita. Davide Olivares ha scritto pagine importanti della sua carriera con entrambe le squadre: l’ex centrocampista di Vigevano ha infatti totalizzato 45 presenze e 3 reti con i biancocelesti, ma soprattutto 70 presenze e 4 reti coi biancorossi dal 1996 al 2000. Intervistato in esclusiva dal nostro portale, ecco il suo parere sulle formazioni allenate da Colantuono e Semplici, senza dimenticare aneddoti ricchi di amarcord.
Domani Bari e Spal si affrontano in una gara che potrebbe dire molto sugli scenari futuri di entrambe nel campionato in corso…
“Sono due squadre sicuramente in forma, stanno facendo tanto in questa prima parte di campionato. Il Bari in verità è già da qualche anno che punta alla promozione, lo scorso anno i biancorossi ci sono andati vicino. Dal punto di vista dell’esperienza i pugliesi hanno sicuramente qualcosa in più rispetto alla Spal, che dalla sua ha invece un bell’entusiasmo”.
Tu peraltro eri parte della rosa dell’ultima Spal tra i cadetti prima di Semplici. Un anno intenso vissuto anche in C1, ritorno in B mancato dopo il successo sul Bologna…
“Ferrara è una piazza in cui il calcio è seguito abbastanza, il tifo è in grado di darti una bella mano. Ci ho passato due anni della mia carriera. La mia annata in B annoverava senz’altro la presenza di giocatori esperti come Nappi, Soda, Paramatti e tanti altri, ma alla fine fu retrocessione in C1. Ci furono tanti cambiamenti in quell’anno, a volte nel calcio arrivare a questo punto non paga. Fanno più male che bene. Non basto vincere neppure l’ultima partita a Verona. L’anno dopo il ‘Bentegodi’ si rivelò ancora fatale, visto che perdemmo lo spareggio promozione contro il Como. E dire che in quel caso eravamo noi i favoriti! Ma nelle partite secche succede anche questo, fu sicuramente un peccato vanificare l’ottima semifinale contro il Bologna. Ferrara meritava e merita di più della C, capitava di giocare in casa anche con diecimila persone”.
Cosa manca a questo Bari, a tuo giudizio, per fare il salto di qualità?
“E’ difficile dirlo, devi stare dentro l’ambiente per poter giudicare. Sicuramente ora i galletti stanno passando un momento positivo, è in questi casi che serve continuità. La serie positiva ora in corso fa morale. Solo dall’interno si può capire cosa manchi davvero per il salto di qualità. Di sicuro l’allenatore attuale è esperto e può dare una grossa mano alla sua squadra. Bari è una piazza che merita la A, spero possa raggiungerla presto”.
Memorabili i tuoi trascorsi in Puglia, forse una delle tappe più importanti della tua carriera. Anni di campioni e talenti in erba…
“A Bari ho passato 4 anni bellissimi, ho anche centrato una promozione nella massima serie e poi diverse salvezze di fila. Il pubblico ama il calcio e segue tantissimo le sorti della squadra. Ciò che ricordo con piacere sono i gol fatti in Serie A contro Sampdoria e Cagliari, ma ho a mente anche l’ultima gara in Serie B contro il Castel Di Sangro. Il ‘San Nicola’ era pieno di gente, oltre sessantamila spettatori. Fu una bella festa, un’immagine e dei momenti che ancora porto dentro. Senza dimenticare gente come Cassano o Ventola, dei veri e propri talenti”.
Oggi come allora, in molti intravedono in Scalera e Castrovilli dei talenti promettenti. Dove possono arrivare i due baby biancorossi?
“Sono giocatori sicuramente importanti, sicuramente possono fare il salto di qualità. Tutto dipende da loro, lavorando e mantenendo sempre i piedi per terra. Possono avere un futuro importante, ma che ci sia sempre l’umiltà alla base prima di tutto. Nei miei anni a Bari di talenti ne uscirono davvero tanti, una fortuna fu il poter contare su un allenatore e su un direttore sportivo di grande spessore e che con i giovani ci sapevano fare”.
Nel tuo unico torneo di B a Bari quando arrivò la svolta decisiva per riuscire a centrare la promozione in A?
“Il nostro era un grande gruppo. Nell’anno di B arrivai a novembre, avevo fatto la preparazione col Bologna ed avevo disputato anche due partite in Serie A. Il Bari era verso la decima/undicesima posizione. Malgrado ciò arrivai con entusiasmo, non solo per Fascetti allenatore ma anche per la presenza di calciatori esperti come Doll, Guerrero, il grande Ingesson, Montanari. Gente importante e di qualità. La partita che diede la svolta fu sicuramente quella del derby col Lecce. In noi sorse la convinzione che si poteva rendere ancora meglio. Non ci fermammo più, ottenemmo 8 vittorie e 3 pareggi nelle restanti 11 gare. Nelle ultime due gare eravamo rimasti a lottare col Genoa, la spuntammo noi anche dopo la gara di Foggia”.
Pronostico secco per domani? Come finirà tra Bari e Spal?
“Sono due piazze che porto nel cuore, mi hanno fatto crescere. Cosi come devo tanto anche a Lazio e Bologna. Spero che i galletti possano fare il grande salto, come dicevo prima. Ma domani potrebbe finire in parità”.
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