Scocca l’ora di Floro Flores: “A Bari per fare qualcosa di importante. Le pressioni? Ne avevo bisogno”

Le prime parole dell’attaccante napoletano da calciatore dei galletti


Antonio Floro Flores, nuovo attaccante del Bari
Antonio Floro Flores, nuovo attaccante del Bari

BARI – Eccolo qui, Antonio Floro Flores. Con un po’ di ritardo e soltanto due giorni dopo la clamorosa sconfitta col Cittadella. Senza ombra di dubbio un rinforzo d’esperienza e di qualità per il Bari, la speranza è che le sue prestazioni possano contribuire a raggiungere quegli obiettivi d’alta classifica tanto desiderati dalla piazza pugliese ormai da diverso tempo. Oltre 500 le sue presenze in carriera, tutte ottenute con squadre di un certo rilievo e del calibro di Arezzo, Perugia, Napoli, Sassuolo, Chievo Verona, Udinese, Granada, Sampdoria e Genoa.

L’ultima trasferta in Veneto non è stata fortunata, pur avendo sfiorato il gol. Ecco il suo pensiero in merito: “Mi ha fatto una grandissima rabbia non segnare. Farlo mi avrebbe fatto piacere e ne avevo bisogno. A Cittadella abbiamo però meritato quanto abbiamo raccolto. In B è dura, le squadre vanno affrontate in modo sicuramente diverso, si lotta sempre. Quando le avversarie affrontano il Bari sanno di avere di fronte una squadra importante, dopo la gara negli spogliatoi abbiamo parlato poco, a volte farlo non serve. Le qualità a volte non possono bastare da sole”.

Ecco le motivazioni che lo hanno spinto ad abbracciare la causa dei galletti: “Ho scelto Bari perché avevo bisogno di stimoli e volevo fare qualcosa di importante. Perché ho lasciato Chievo? Negli ultimi due mesi avevo fatto una sola partita, la decisione l’ho presa assieme alla società e continuare con loro non mi avrebbe garantito la possibilità di giocare. Potevo trovare qualche altra destinazione, ma questa piazza ed il suo pubblico mi affascinavano molto. I tifosi soprattutto mi hanno fatto sentire subito il loro calore, spero di ricambiare il loro affetto. Mi hanno fatto sentire calciatore. Le pressioni? Ne avevo bisogno. La trattativa? Si è fatto tutto in due giorni”.

Idee chiare sugli obiettivi da raggiungere: “Mi interessano poco i tridenti, la maglia viene prima e l’obiettivo è quelli di vincere ogni partita. Sono qui con tanta voglia e passione. La squadra l’ho conosciuta solo sabato, non conosco nemmeno i nomi di molti di loro. Non saprei dire, quindi, da cosa è dipeso il blackout. Dobbiamo ora pensare alla gara di Perugia, iniziare a vincere può aiutare. I gol? Non mi piace fare promesse, è una cosa che odio. Voglio solo mantenere i patti fatti col presidente. Fare l’esterno o l’attaccante centrale per me è lo stesso”.

Grande è la considerazione della piazza pugliese: “Bari non è una piazza da B – dice – merita palcoscenici ben più importanti. Raggiungere una promozione o comunque fare qualcosa di bello qui è interessante, ma c’è da sudare. E le sfide più difficili sono sempre più belle. La mia clausola in caso di promozione la vedo come uno stimolo in più. Conte? Veniva da una mentalità vincente, essendo stato juventino. Con lui ricordo i 12 risultati utili consecutivi, ma non bastò ad Arezzo per salvarci. Anche Sarri non fu fa meno, trovare chi sa insegnare calcio al giorno d’oggi non è poco”.

Il prossimo avversario al ‘San Nicola’ sarà il Perugia dell’ex Dezi. La casacca del grifo l’ha indossata 12 anni fa anche il centravanti napoletano: “E’ un’esperienza che porto nel cuore, nonostante le difficoltà restammo uniti e facemmo una finale di playoff col Torino, poi persa. Ci fu grande senso di responsabilità”.






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