Mignani si presenta: «Sono onorato di essere qui. Non faccio promesse, contano i risultati. Credo nel 4-3-1-2 e voglio una squadra con grande forza interiore …»


BARI – «E’ per me un grande piacere essere qui e conoscervi. Mi sento onorato ed orgoglioso di essere stato scelto dalla società e dal Direttore, che ringrazio pubblicamente, perché questa è una piazza veramente importante».

Queste sono state le prime dichiarazioni di Michele Mignani da nuovo allenatore del Bari. Stamattina la società l’ha presentato alla stampa e lui ha sottolineato le proprie emozioni: «Non voglio scivolare nella retorica, dicendo cose scontate ed ovvie, però sento una grande  responsabilità. Quando mi hanno contattato, mi hanno trasmesso grande entusiasmo e non è stato difficile trovare un accordo. Non sono un grande chiacchierone e lo capirete durante l’anno, perché credo che siano sempre i fatti e i risultati a dover parlare e non tanto le parole. Non sono abituato a fare delle promesse perché si fanno solo quelle che si possono mantenere e nessuno ha certezza in questo senso, però credo tantissimo nel lavoro e nei rapporti. Sono a Bari da ieri, sebbene ci sia stato altre volte anche da giocatore, ed ho subito percepito che qui ci siano tutti gli ingredienti e i presupposti per cercare di raggiungere un obiettivo importante e per cercare di stare più in alto di tutti».

Il mister dei biancorossi per la prossima stagione ha quindi aggiunto qualche notizia in più sulla sua carriera e qualche particolare sul contatto ricevuto dalla dirigenza barese: «Quando vieni qui senti che ci sia fame di grande calcio. Non sono giovanissimo e non sono nemmeno anziano. Nel mio percorso di allenatore ho fatto gavetta nel settore giovanile e ho fatto il collaboratore di un allenatore importante come Beretta al quale devo molto. Poi ho cominciato il mio percorso da solo e sono partito da Olbia in Serie D, per poi passare al Siena e quindi al Modena. Quando mi hanno chiamato, ho pensato che la società e il direttore avessero avuto del coraggio perché io non ho un nome e il mio curriculum da allenatore lo si legge in poco tempo! Magari hanno visto qualcosa in me. Chi fa il mio mestiere non può aver paura di nulla e poi, nella la vita solo chi non fa non sbaglia. Mi sento pronto per questa avventura. Ogni squadra in cui sono stato, l’ho allenata come se fosse stata il Real Madrid. Probabilmente questa è l’occasione più importante della mia carriera e io farò di tutto perché non sia un’occasione persa».

Il 49enne di Genova ha quindi cercato di raccontare la sua idea di calcio: «Il calcio è abbastanza semplice. Bisogna cercare di non prenderle e di buttare la palla dall’altra parte. Ci sono tanti modi di farlo e i moduli possono essere interpretati in mille maniere. E’ importante avere una grande organizzazione nella fase di non possesso, essere svelti nell’avere le intuizioni migliori per andare a far male agli avversari, consci che ogni partita sarà diversa una dall’altra. Bisogna mettere in condizione i giocatori di sapere sempre quello che devono fare. Agli attaccanti è per esempio meglio far avere delle palle pulite piuttosto che sporche. Il calcio ha però anche un milione di variabili. Ad influenzare il risultato ci sono  le squadre avversarie, le condizioni del terreno di gioco, nonché quelle meteorologiche. La mia idea è quella di provare a lavorare con la difesa a quattro, un centrocampo a tre e con tre attaccanti che magari non diano punti di riferimento agli avversari e cerchino di sfruttare bene gli spazi che ti vengono messi a disposizione. Non sono un inventore di calcio e vorrei essere considerato un allenatore concreto».

L’ex Modena e Siena ha però aggiunto un’importante precisazione: «Il modulo che vi ho detto non rappresenta un dogma. Di certo, cercheremo un attaccante che possa all’occorrenza essere bravo a farsi trovare alle spalle del centrocampo avversario e magari a sfruttare gli spazi che gli attaccanti potrebbero creare per andare verso la porta avversaria. Esistono tanti tipi di trequartista. Ci sono alcuni che magari hanno tantissima qualità e magari meno forza e altri che invece hanno maggiore gamba. Nel calcio di oggi, ricevere la palla tra i piedi è sempre più difficile ed ogni tanto bisogna correre verso la porta degli altri perché altrimenti è difficile fare gol».

Quanto al mercato: «E’ normale che abbiamo analizzato quali siano i giocatori ancora contrattualizzati dal Bari, ma adesso è veramente troppo presto per parlare di questo. Il Direttore è sicuramente più bravo di me nel conoscere le dinamiche di quello che è successo l’anno scorso e di quello che potrà servire per quest’anno. Ci sarà sicuramente il tempo e noi lavoreremo tante ore al giorno può cercare di costruire una squadra forte. Di Cesare? Ogni valutazione verrà fatta in tempi brevi».

In chiusura il tecnico dei galletti ha risposto così a chi gli ha chiesto qualche riflessione su come si possa imporsi in una categoria così difficile: «Per vincere questo campionato ci vogliono tantissime componenti. Alla base di tutto ci sono il lavoro, la conoscenza e, a volte, anche un pizzico di fortuna. Dobbiamo costruire una squadra forte sotto tutti gli aspetti, che abbia qualità morali e grande forza interiore. E’ fondamentale essere tutti quanti uniti e andare tutti nella stessa direzione. Nel calcio di oggi bisogna cercare di fare sempre punti e di perdere il meno possibile. Sono delle frasi che scontate e sciocche, ma reali, A volte, se non puoi vincere una partita non la devi perdere sebbene qui ci sarà una grande mentalità vincente. L’importante è non avere rimpianti alla fine dell’anno a cercare di avere grandissima continuità di risultati».






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