Galigani a Bari nel Pallone: “Grosso? E’ il mio figlioccio, un ragazzo straordinario. Quattro anni fa…”

Parola al dirigente sportivo romano, che circa vent'anni fa ebbe il merito di scoprirlo e lanciarlo tra i professionisti


Ancora un giorno d’attesa e Fabio Grosso verrà presentato a stampa e tifosi baresi. Il suo approdo a Bari suscita clamore e grande curiosità, dato il suo spessore. Perchè se la carriera da allenatore professionista è appena incominciata, quella da calciatore è stata invece straordinaria: è ancora indelebile il ricordo legato ai suoi gol decisivi durante il mondiale del 2006 in Germania. E’ stato lui, senza dubbio, il protagonista principale di quel mondiale. Ma nulla sarebbe potuto accadere senza il fiuto e la competenza di Vittorio Galigani, dirigente calcistico di lungo corso che ai tempi della Renato Curi lo notò e lo portò con sè a Chieti nella stagione 1999/2000 e dopo un breve prestito al Teramo. Intervistato dalla nostra redazione, Galigani ci racconta più da vicino il nuovo tecnico dei biancorossi.

Buongiorno direttore. Come ben sa Fabio Grosso sarà il prossimo allenatore del Bari. Lei ha avuto modo di conoscerlo diversi anni fa in C2 con la maglia del Chieti. Che giocatore era e come tutto è nato?
“E’ il mio figlioccio. Lo presi dalla Renato Curi, ai tempi giocava in Eccellenza e da mezza punta. Era un 10 che allora faceva gol a grappoli. Lo portammo tra i professionisti, lo ritenevamo un buon mancino. Con me ha fatto soltanto un anno, visto che poi io lasciai Chieti. Parliamo di un ragazzo straordinario, eccezionale. La sua carriera parla chiaramente. Bravo poco dopo il Perugia a prenderlo e ad ingaggiarlo a parametro zero. Bravissimo anche Cosmi nel reinventarlo come quinto di centrocampo. Qui è nata la storia di colui che poi ha fatto diventare il cielo azzurro sopra Berlino”.

Dalla Primavera ai professionisti, anche se in una piazza calda e con tradizione come quella di Bari, il salto è stato immediato. Se l’aspettava?
“Quattro anni fa, ai tempi in cui lui faceva il master da allenatore, lo avevo chiamato per farlo venire ad allenare con me in Serie C. Lui, con molta coscienza, preferì partire dal basso e guidando le giovanili. Con la Juventus ha fatto bene, ha vinto il Torneo di Viareggio ed è stato sfortunato quest’anno nella final eight. Ha le qualità necessarie per far bene, allo stesso tempo confido anche in Sean. Evidentemente Sogliano ha visto in lui un allenatore dotato di quelle caratteristiche che lui cerca”.

Quali i suoi punti di forza da un punto di vista caratteriale e tattico?
“Senz’altro Grosso ha maturato una buona esperienza in bianconero, a Torino avrà avuto anche la fortuna di vedere giocare la prima squadra, apprendendo insegnamenti importanti da Allegri. Non mi sembra vincolato ad uno schema unico, ha personalità ed è determinato. Ma, sia ben chiaro, non è l’allenatore che fa la società, ma è la società che fa squadra ed allenatore. Tutto dipende dal materiale umano”.






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