Regalia a BNP: «Qui ho vissuto anni bellissimi e sono un tifoso biancorosso. Quest’anno il Bari può giocarsela. Quanto a Grosso, a Sogliano e al mercato…» (VIDEO)

La nostra piacevole chiacchierata con l'ex dirigente biancorosso


Carlo Regalia
Carlo Regalia

BARI – Lo legano al Bari tantissimi ricordi legati alla sua esperienza biancorossa. Carlo Regalia ha vissuto nel capoluogo pugliese una prima parentesi negli anni ’70 per poi fare ritorno negli anni 90. La nostra redazione lo ha intervistato per parlare naturalmente dei galletti.

Lei ha vissuto a Bari due periodi distinti ed ha avuto modo di conoscere presidenti diversi.
«E’ vero. Il primo che ho conosciuto è stato il professor De Palo, ma solo per poco, circa un anno.  Ricordo che eravamo in ritiro con la squadra e lui fu’ colpito da un ictus. Da lì è iniziata l’era dei Matarrese e aggiungerei anche “per fortuna”.  In quel momento era infatti difficile trovare un nuovo presidente. Erano i primi di agosto, c’erano da sistemare le pendenze con la Federazione in relazione ai giocatori che erano stati acquistati e ci sono stati davvero dei momenti di autentico panico. Grazie alla famiglia Matarrese, il Bari ha potuto riprendersi dando vita ad una società che, a prescindere dagli alterni risultati sportivi, ha avuto il rispetto di tutti gli altri club. Con loro non ci sono stati mai problemi finanziari e gli impegni economici sono stati sempre mantenuti. Qualche volta si è fatto bene, qualche altra un po’ meno, ma nel calcio succede. Prima è arrivato Antonio che però, diventato presidente della Lega calcio, ha dovuto cedere il testimone a don Vincenzo. Lui non aveva inizialmente grandi conoscenze, ma ha imparato molto in fretta ed è stato secondo me un grandissimo presidente».

Poi è andato via…
«Si, sono approdato alla Lazio e altri direttori sportivi si sono alternati dopo di me facendo anche bene. Ad un certo punto il Bari ha costruito una squadra col chiaro intento di andare in coppa Uefa ed invece è arrivata la retrocessione. Ne sono conseguite delle grosse difficoltà finanziarie e in quell’istante sono venuti a casa mia a cercarmi e mi hanno convinto a lasciare la capitale. Non so come ci siano riusciti (ride n.d.r.), ma di sicuro non mi sono mai pentito di quella scelta. In quel momento alla Lazio era appena arrivato Cragnotti che portava con se grossi capitali. Comprammo un sacco di calciatori, ma a me quella strategia non piaceva. Io ho sempre preferito andarmeli a cercare i giocatori, meglio se sconosciuti e che poi potessero fare il salto di qualità andando a giocare in grandi club. Cosa che è accaduta per molti calciatori che ho scoperto anche a Bari».

Nella piazza biancorossa di cose belle ne ha fatte…
«Ho vissuto degli anni secondo me molto belli. Si pensi che, in una decina d’anni, abbiamo ben sei campionati di serie A. Abbiamo vinto spesso a Milano, soprattutto con l’Inter, ma anche contro il Milan stellare dei Gullit e Van Basten, Abbiamo sconfitto a Roma proprio la Lazio di Cragnotti che annoverava grandi calciatori. Abbiamo insomma avuto, secondo me, grandi soddisfazioni».

Poi cosa è successo?
«Purtroppo le cose finiscono. Si è anche andato un po’ spegnendo l’entusiasmo della dirigenza e quindi si è interrotto il mio discorso con il Bari al quale però io sono sempre rimasto affezionato».

Che idea si è fatta del Bari attuale?
«Penso che il Bari abbia una rosa abbastanza importante, ma questo è un campionato difficilissimo. In classifica nessuna squadra ha un elevato punteggio perché i valori si equivalgono. Ci sono molte squadre che possono ambire alla Serie A e credo che il Bari possa competere fino alla fine. Poi se ci riuscirà, questo sarà il futuro a dirlo. Speriamo che tenga fino alla fine. L’organico biancorosso è molto ampio e Grosso cambia spesso formazione. Quindi il Bari potrebbe arrivare nelle ultime partite in condizioni fisiche migliori rispetto agli altri e con molta energia da spendere».

Sulla panchina biancorossa c’è un ex campione del mondo come Fabio Grosso. Un tecnico emergente alla sua prima esperienza tra i professionisti. Come si sta comportando secondo lei?
«Non lo conosco personalmente, ma sembra sicuramente una persona seria e questo è molto importante. E’ un tecnico equilibrato e penso che per adesso stia facendo molto bene. Ha avuto solo esperienze con le giovanili della Juventus, ma anche quelle sono importanti e formative. E’ proprio con i giovani che bisogna insegnare la tecnica ai calciatori e quindi lui in questo si è certamente formato. Anche ora credo che faccia allenamenti specifici con i calciatori più grandi, approfondendo glia spetti tecnici. Mi auguro che ce la faccia, sebbene non sia facile. Non lo è per nessuno».

Che suggerimenti darebbe al Bari in vista della prossima finestra di mercato?
«Non credo che il Bari abbia bisogno di grandi cose. Davanti ha ad esempio gente in panchina che è stata titolare e nessuno ha un potenziale come il suo. A centrocampo il mister ha tante scelte e credo che quel reparto sia molto atletico è forte, ma anche dotato di una buona tecnica. Per il gioco molto offensivo che fa l’allenatore, ci sarebbe bisogno forse di qualche difensore centrale più rapido di quelli che ci sono al momento. Il reparto arretrato probabilmente pecca un po’ in termini di velocità quando la squadra si sbilancia in attacco».

Alla sua prima conferenza stampa, l’attuale DS del Bari Sean Sogliano disse di essere un direttore sportivo vecchio stampo e di ispirarsi proprio a lei. Un complimento che immagino possa lusingarla…
«Certamente le sue parole mi fanno piacere. Non lo conosco personalmente, ma sono molto amico del padre che è stato un grande direttore sportivo e un grande uomo di calcio. Penso che nessuno si offenderà se ipotizzo che qualche consiglio glielo avrà dato anche al figlio. Sean, secondo me, quest’anno ha lavorato bene. A volte però lo vedo un po’ troppo triste in panchina quando le cose non vanno nel verso giusto!».

Il Bari si avvia verso i 110 anni di storia. Una signora diciamo arzilla alla quale cosa vorrebbe augurare?
«Io sono tifoso di questa squadra. Mia figlia ha fatto qui due classi elementari e tutto il liceo e con la mia famiglia siamo stati benissimo in questa città dove abbiamo tanti amici. Ho vissuto anche momenti difficili, finanche di contestazione da parte del pubblico, ma di quanto fatto a Bari io sono orgoglioso. Forse rischio di risultare presuntuoso. Non solo per merito mio, molti galletti sono poi finiti allora in grandi squadre e questo non è successo spesso nella storia del Bari. In quegli anni ero presente e quindi credo di avere partecipato anch’io a quei successi. Ho trascorso qui 21 anni, non un giorno. Ora seguo sempre le vicende dei galletti, sia dal vivo che in televisione. Quest’anno sono andato a vederli ad esempio a Novara e a Chiavari. Avrei davvero piacere se la squadra andasse in Seria A. Così magari, invece di ammirarla a Novara, potrei seguirla a San Siro!».






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Collaboratore ed aspirante Pubblicista. Si occupa di qualsiasi argomento attinente al calcio di Bari e Provincia

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